Marche: mare, colli… e fiumi di birra artigianale!

 

Birrifici artigianali nelle Marche ne abbiamo? La risposta è un entusiastico: sì, tanti e di qualità. E come potrebbe essere altrimenti in una terra dove convivono in perfetta armonia anime apparentemente tanto distanti? Ai sapori di mare del litorale Adriatico, che vanta una delle più apprezzate varietà di cozze nostrane, fa da contraltare un entroterra dalle radici contadine, in cui spiccano realtà collinari come Acqualagna, ritenuta a ragione una delle capitali italiane del tartufo. In un panorama di paesaggi e sapori così diversi la birra può essere considerata un ideale trait d’union. Seguiamo allora questa linea immaginaria che si snoda tra mare e colli sulle tracce dei birrifici artigianali delle Marche

Birrifici artigianali delle Marche: la nostra cinquina vincente 

Come già visto con i birrifici artigianali pugliesi e del Veneto, anche nelle Marche la produzione brassicola si è sviluppata traendo il meglio di quello che il contesto ambientale offre. Sempre più spesso le aziende del territorio coltivano in proprio le materie prime utilizzate per la produzione di birre: assaporarle diventa quindi come calarsi in una dimensione che racconta la passione, il lavoro e la competenza che ci sono dietro. Qui vi presentiamo cinque realtà che ben rappresentano tutto questo. 

Birrificio Renton (Via Mura Augustee 14 – Fano, PU)

Credits @Birrificio Renton

Partiamo da Fano e dalla sua suggestiva cinta muraria: in un capannone, sede dell’ex fabbrica Volkswagen, ha preso forma il Birrificio Renton.
Una storia che parte da lontano, in tutti i sensi. Il progetto originario si concretizza infatti a Pergola, caratteristico borgo dell’entroterra urbinate, nel 2007. L’allora Birrificio Pergolese mosse i primi passi contando su un impianto produttivo da 100 litri, che ne faceva uno dei più piccoli d’Italia. I riscontri positivi ottenuti fin da subito lo hanno portato a crescere, fino a essere rilevato dai quattro attuali soci, che nel 2014 ne hanno spostato la sede a Fano. Uno di questi è il mastro birraio Elia, cui si deve l’ampia e variegata gamma produttiva.
A partire dalla Lola, birra saison alla salvia, che rappresenta un unicum per come riesce a esprimere balsamicità garantendo al contempo una bevuta fresca ed equilibrata.
La Bombay è invece una red ale in stile inglese: ambrata, con un cappello di schiuma ben definito e compatto che lascia spazio a una sorsata amabile, in cui i sentori caramellati del malto tostato sono protagonisti, mentre un sentore vagamente amaricante arriva sul finale a ripulire il palato. Già segnalata come “birra imperdibile” dalla guida Slow Food 2020, ha conquistato la medaglia d’oro di categoria all’edizione 2023 del “Beer&Food Attraction” di Rimini.  Sono in totale nove le referenze fisse, prodotte tutto l’anno, cui si affiancano le due stagionali

Babaduk, una porter scura dalla schiuma compatta e densa con un corpo che avvolge con note di cioccolato e caffè;
Yellow Summer Ale, fedele al nome nel garantire una bevuta estiva, fresca e agrumata, grazie alla generosa speziatura di bergamotto e scorze di limone italiano.

La gamma si completa con una serie di limited edition, come ad esempio la Scotch 84 – scotch ale dall’intenso corpo maltato su cui si innestano accenti affumicati, realizzata in collaborazione col birrificio Bellazzi – e produzioni speciali, come la Santa Back to Belgium, che si inserisce nel solco delle birre di Natale.

Le birre Renton possono essere degustate anche alla spina nel brew pub annesso al birrificio, in abbinamento a un menù ristretto ma che riflette una cucina curata e dalle proposte sempre varie.

Birrificio del Catria (Via Fossato 5/a – Cantiano, PU)

Credits @Birra del Catria

Spostiamoci ora verso l’entroterra urbinate, quasi al confine con l’Umbria, dove svetta il Monte Catria. Da qui sgorga l’acqua purissima che è ingrediente fondamentale per le birre concepite dal mastro birraio Pietro Corrieri, anima e artefice di una realtà agricola, ovvero che coltiva e produce in proprio gran parte delle materie prime utilizzate. Si tratta del Birrificio del Catria, che esprime fin dal nome il profondo legame col territorio. Tale ispirazione si ritrova in sei referenze, che spaziano tra vari stili:

Ukre: keller dal 5,2% di volume alcolico, colore giallo opalescente e schiuma ben formata, racchiude note di cereali e sentori erbacei, con quest’ultimi a prevalere nel gusto, lasciando in bocca una traccia luppolata che ripulisce e disseta;
Tekvia: american pale ale dal 6,2% di alcool, definita “orgoglio del bosco” per il suo colore ambrato che richiama le sfumature cromatiche della Riserva Naturale Bosco di Tecchie. Al palato invece sono protagonisti i luppoli americani, col loro carattere agrumato e resinoso e sensazioni di frutta tropicale, che si chiudono su un finale in cui prevale l’amaro; 
Klaverna: entriamo nel territorio dello stile belga con questa dark strong ale bruna dai riflessi granati e dal tenore alcolico piuttosto sostenuto (7,5%). Birra corposa, con un generoso cappello di schiuma a introdurre a un gusto in cui malto e luppoli sono sapientemente dosati per una bevuta appagante e mai stucchevole;
Ecce Triticum: definita american wheat, ovvero la trasposizione in chiave americana dello stile weiss, che vede il frumento protagonista e che qui si esprime attraverso un colore giallo opalescente sormontato da uno strato di schiuma compatto e di buona persistenza. Ricco bouquet aromatico con in evidenza temi resinosi ed erbacei e una morbidezza al palato, in cui si manifestano il tostato dei cereali e quell’accento vagamente acidulo del lievito che, insieme a un tenore alcolico contenuto (5%), contribuisce a regalare freschezza;
Grabovia: russian imperial stout dal tipico marrone scuro e dal pronunciato cappello di schiuma color nocciola. Corpo strutturato, avvolge il palato con suggestioni di caffè, cacao e liquirizia, con accenni di affumicatura e una gradazione alcolica importante (9,5%), che ne fanno una perfetta “birra da meditazione”;
Herietus: double IPA dal 7,5% di volume alcolico, colore ramato e schiuma pannosa, seduce con richiami olfattivi di malto e caramello, che sfociano in una bevuta dove protagonista è il luppolo, come nello stile cui s’ispira, con le sue note amaricanti arricchite da sfumature balsamiche richiamanti gli aghi di abete del Monte Catria.

Oltre all’acqua del Monte Catria, il denominatore comune delle birre contraddistinte dal logo raffigurante un cinghiale è la provenienza dell’orzo. Per il 70% si tratta infatti di quello coltivato nei campi del contesto nel quale si inserisce il birrificio. Non a caso, il Birrificio del Catria aderisce al COBI (Consorzio Italiano di Produttori dell’Orzo). Una filiera che vuole avvicinarsi il più possibile all’ideale di “chilometro zero” e garantire birre genuine, che conservano i sapori della vita in campagna e i profumi dell’orzo appena colto. 

Tutte le birre si possono acquistare sia attraverso l’e-shop del sito, con consegna a distanza in tutta Italia, sia direttamente in loco, magari cogliendo l’occasione per un soggiorno alla scoperta della natura del Monte Catria. Oltre al birrificio, infatti, c’è una struttura che offre possibilità di alloggio e una cucina ispirata alla tradizione umbro-marchigiana, tra cui spiccano ricchi taglieri, la polenta al ragù di cinghiale lo stufato di vitello alla Grabovia. 

Birrificio Godog (Via Acquaticcio 5 – Jesi, AN)

Credits @Godog

Il Birrificio Godog è frutto dell’incontro di due giovani animati dalla comune passione per la birra artigianale al punto da volerne fare un’attività. Così si concretizza il progetto di Francesco e Manuel, soci fondatori che dal 2016 ad oggi sono arrivati a mettere insieme un catalogo di oltre dieci birre prodotte tutto l’anno, più altrettante stagionali. 

Tra le referenze fisse si segnala la Bauhaus, una pils senza fronzoli, chiara e dal carattere luppolato, non impegnativa (5% di volume alcolico) e rinfrescante. Ci sono poi la Maracaibu (5,5% di alcool), american pale ale dal colore ambrato e dall’impronta amaricante dei luppoli della west coast americana, e la Hail Citra, dove l’utilizzo dell’avena dà corpo a una bevuta in cui a ergersi protagonista è il luppolo Citra col suo carattere agrumato. 

Tra le stagionali troviamo invece la Selvatico Gose e la Selvatico Iga. La prima unisce la sapidità del sale di Cervia all’apporto acidulo del mosto di Verdicchio, bianco marchigiano DOC, mentre la seconda è prodotta con mosto e bucce di lacrima di Morro d’Alba, che conferiscono un colore rosato e un particolare gusto, ideale punto d’incontro tra vino e birra com’è tipico del genere IGA (Italian Grape Ale). 

Infine, tra le speciali ciatiamo la Yu Ribes Nero, una sour dall’acceso colore rosato a rivelare la presenza importante del ribes nero, di cui l’aggiunta di fermenti lattici accentua la nota fruttata, che dà un senso di freschezza a una bevuta facile e dal basso apporto alcolico (4%). 

Le birre Godog, prodotte sia in bottiglia – da 33 o da 75 cl – e in lattine 33 cl dalla grafica suggestiva, sono acquistabili dal canale di vendita a distanza presente sul sito o direttamente nella taproom del birrificio, dove vengono periodicamente organizzati eventi di degustazione.

Birrificio Mastio (Contrada Fiastra 74 – Colmurano, MC)

Credits @Mastio

In una fertile terra a metà strada fra il mare Adriatico e i Monti Sibillini la passione per la natura, per l’agricoltura e soprattutto per la buona birra dei fratelli Lorenzo e Sebastiano Nabissi si è concretizzata nel Birrificio Mastio. Il nome è omaggio alla torre del castello medioevale della vicina Urbisaglia e sancisce il legame indissolubile col territorio. Quest’ultimo è l’elemento ispiratore dell’intera filiera produttiva, che ha i suoi punti di forza nell’acqua purissima dei Monti Sibillini e nell’orzo coltivato nei terreni adiacenti al birrificio secondo i principi dell’agricoltura biologica. Mastio è infatti un’azienda agricola certificata bio, che dal 2020 può contare su un impianto di ultima generazione da 24HL, con l’obiettivo dichiarato di rendere le proprie birre un autentico viaggio attraverso le Marche e le sue tipicità. Viaggio che si articola in un catalogo assortito, in cui trovano spazio sia gli stili più noti, sia l’estro creativo del mastro birraio Lorenzo Nabissi. 

Tra le classiche spicca la Helvia, una golden ale dal bel colore giallo dorato che ricorda i campi di grano e che, sotto una schiuma fine e persistente, esprime un corpo snello e in perfetta armonia tra l’amabilità del malto e la vena amaricante del luppolo. L’Abbadia Bruna è una dubbel d’ispirazione belga: ambrata, dal tenore alcolico sostenuto (7,5%) ma ben mascherato dal corpo avvolgente e dalla poderosa presenza del malto, che qui esprime al meglio le sue note calde e i sentori tostati al punto da aver conquistato la medaglia d’argento di categoria al Concours International de Lyon 2017

C’è poi la Last Out: definita come extra stout, si presenta con un colore bruno sormontato da un generoso cappello di schiuma compatta, che introduce a sensazioni piacevolmente maltate, dove spiccano accenti di caffè e cacao, ammorbiditi dall’assenza di bollicine e da un buon compromesso alcolico (5,8% del volume totale). 

Tra le speciali, due interpretazioni dello stile IGA (wild e steel), e la Drum Barrel, una belgian strong ale barricata dal 9% di volume alcolico, insignita del titolo di Grande Birra Slow Food 2017: affinata in botti di vino Merlot, esprime complessità e carattere. 

Da segnalare infine Biosfera e Bionica, due tipologie di birra certificate biologiche e senza glutine. La prima si rifà allo stile blond ale: corpo esile, media gasatura e molto scorrevole, anche grazie al moderato volume alcolico (4,6%). La Bionica è invece un’ambrata da 5,5 gradi alcolici caratterizzata dalla sfumatura aromatica dovuta all’infusione del tè verde giapponese Hojicha

Le birre Mastio sono acquistabili dall’e-shop del sito con spedizione in tutta Italia, direttamente in birrificio oppure possono essere degustate alla spina presso Statale78, il risto-pub annesso che propone non solo hamburger e stuzzicherie varie, ma anche piatti della tradizione marchigiana, con una particolare predilezione per la carne, tutta proveniente da allevamenti locali.

Birrificio Artigianale Agricolo Angeloni (Via Pozziloco 20 – Monte Porzio, PU)

Credits @Angeloni

Già nome storico nella coltivazione di cereali (grano e orzo soprattutto) destinati alla produzione di pasta, dal 2013 Angeloni ha saputo affermarsi anche nell’arte birraia. La materia prima di base è l’orzo distico, coltivato nel contesto collinare della valle del Cesano e poi lavorato nella malteria consortile del COBI (Consorzio Produttori dell’Orzo e della Birra). Il resto lo fanno la creatività e la volontà di realizzare qualcosa che racchiuda in sé l’anima di un territorio e la passione per la tradizione millenaria del fare birra. Sono sei le referenze, tutte rigorosamente non filtrate e non pastorizzate: 

Isidora, blond ale dal colore giallo paglierino e di facile beva (4,4% di volume alcolico), con schiuma fine, corpo esile e un gusto classico, che si regge sull’equilibrio tra sentori di pane e note di fieno, su cui nel finale intervengono lievi accenti agrumati;
Mater Dea, golden ale dal 5,8% di alcool, che si presenta con un colore oro intenso e una schiuma corposa e persistente a far da preludio a un corpo intenso, con note amabili di caramello che si lasciano mitigare dalle sfumature erbacee dei luppoli nobili; 
la MP Sunrise ci riporta invece alla tradizione delle american pale ale: color ambra, cappello di schiuma denso e pannoso, seduce al primo sorso con le carezze del malto Crystal per poi lasciare campo aperto ai luppoli, che ne definiscono il profilo agrumato e tendenzialmente amaro, ma senza eccessi (anche nel tenore alcolico, che si attesta al 5,5%);
la Artaius è una vera e propria “signora in rosso”: colore ambrato dai riflessi rubino e dal 6,2% di volume alcolico, si presenta con uno strato di schiuma ben definito ad aprire le porte di una bevuta in cui protagonista è soprattutto il malto, che qui regala suggestioni di biscotto e di frutti rossi sotto spirito impreziosite da accenni speziati;
la Black Wings (volume alcolico: 6,5%) mantiene fede al nome e fa spiccare il volo con una porter dal colore bruno intenso sormontata da un cappello di schiuma compatto e cremoso. Al palato, subito in evidenza sentori tostati di caffè e cioccolato su cui s’innesta il tocco aromatico del miele di castagno, mentre sul finale rivela una vaga nota amaricante, che prepara al sorso successivo;
infine la Triple: una sinfonia di cinque diverse varietà di malto e quattro di luppoli, sostenuti dall’aggiunta di avena, buccia d’arancia, coriandolo e dal miele millefiori autoprodotto. Il risultato è una birra con un ricco bouquet aromatico, dove l’impronta amabile dei malti è ben bilanciata da sfumature speziate e da un retrogusto luppolato, che ben maschera i 7,7 gradi alcolici.

Vi abbiamo regalato con piacere questa mappa segnata dai nostri cinque consigli, ora però tocca voi. Pronti a mettervi in viaggio sulle tracce dei birrifici artigianali delle Marche?

 

Immagine in evidenza di: Africa Studio/shutterstock.com

 

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